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Oggetti e giocattoli

Comitato Pro Pulcinella

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Statuine per il mercato

Economia, simbolica, innovazioni

Statue intere, mezzobusti, teste di Pulcinella di grandezza naturale vengono prodotte dagli scultori in quantità modeste, si trovano soprattutto nelle botteghe di antiquariato, e non incidono molto sul mercato. Possono essere di marmo, bronzo, gesso legno, o altro materiale. Il modello è quasi sempre quello consacrato dalla tradizione, e gli esemplari più venduti sono quelli antichi. Frequentemente si tratta di pezzi originali. Pulcinella in versione femminile (Pulcinellessa) di solito porta la mezza maschera scura e il costume bianco; oppure la mezza maschera alzata, il costume bianco con cintura nera tra le porcellane di Capodimonte.

Con lo sviluppo dell’artigianato il personaggio Pulcinella diventa un prodotto per il mercato in forma di statuina e venduto insieme agli altri oggetti artigianali. Le tecniche adottate in queste produzioni sono quelle: 1) dell’arte presepiale di San Gregorio Armeno; 2) dell’arte della ceramica campana; 3) dell’arte   della porcellana di Capodimonte. 

I materiali delle statuine sono la terracotta colorata, la stoffa anticata, il vetro (per gli occhi) nel tipo di San Gregorio Armeno; oppure le statuine sono interamente in terracotta o resina, con occhi dipinti. Più rari ai nostri giorni i Pulcinelli di porcellana o di altro materiale nobile (argento ecc.): si trovano nelle botteghe di antiquariato e nei negozi e atelier importanti, ma si acquistano anche on line. I colori sono il nero, il bianco, il rosso (di base), il metallizzato oro; le dimensioni oscillano tra 10 e 35 cm; meno diffusi quelli più piccoli, molto rari quelli assai più grandi.

Pulcinella è rappresentato adulto, anziano, giovane, bambino. Lo stile è vario, modernizzato o antichizzato secondo modelli settecenteschi o ottocenteschi; a volte il costume contiene soltanto alcuni elementi dei secoli passati. Nella ceramica vietrese è dominante l’interesse per il colore, nella porcellana di Capodimonte si riproducono modelli classici. Nella morfologia e nei temi la produzione si ispira alle caratteristiche del teatro semipopolare o delle scene e dei riti carnevaleschi o della pittura più nota ai produttori, come i Divertimenti di Tiepolo. 

Notoriamente Pulcinella si accompagna nelle scene teatrali e soprattutto in quelle del Carnevale ad alcune “robe”, ossia oggetti d’ uso e perfino animali, che erano al tempo stesso simboli, segni, segnali, blasoni che costituiscono un sistema istituzionalmente incorporato alla maschera come un tutto indivisibile: formavano un piccolo universo di significati e allusioni, dominato dall’ ombra perenne dell’insicurezza e da una tripla minaccia, della violenza, della fame e del sesso.  Nei prodotti artigianali questo corredo pulcinellesco comincia a scemare verso la fine del Settecento, sia perché la presenza di questi oggetti si riduce negli usi teatrali, sia per la dissoluzione del sistema dei simboli e delle immagini del Carnevale: sono sparite significativamente nel tempo tutte le armi, proprie e improprie (spade, spatole, coltellacci ecc.), tranne il bastone, e alcuni animali (la tartaruga, la scimmia, il gatto) e quasi tutti gli oggetti eccessivamente carichi di allusività sessuali. Hanno resistito invece in larga misura gli oggetti afferenti in maniera più discreta alla sfera della sessualità, quelli di carattere apotropaico e propiziatorio e quelli adoperati nei giochi.

Gli oggetti oggi sul mercato conservano a volte i significati e le funzioni di un tempo, dipendenti dalla natura consolidata della maschera come venditore, imbonitore, messaggero, portafortuna, simbolo fallico, guida del Carnevale, simbolo della napoletanità. Altre volte questi significati sono andati interamente o in parte perduti o sono cambiati, e gli oggetti conservano soltanto il loro valore d’ uso, potendo essere adoperati come oggetti di arredamento, amuleti apotropaici, giochi.     

La “mezza maschera” (“lupo”) è la parte della maschera maggiormente deputata alla funzione metonimica di rappresentare tutto Pulcinella. La produzione di maschere di cuoio con le tecniche e i materiali originari è stata sempre fatta per un numero ristretto di clienti, che sono solitamente gli attori stessi, professionisti e dilettanti. Si vendono bene invece, perché molto meno costose, le riproduzioni in terracotta, in diverse varianti: con occhi rotondi di gallinaceo, ossia secondo la tradizione, oppure irregolarmente ovali; con facce anziane, giovanili, caricate, essenzializzate, stilizzate, geometriche, grottesche, accentuatamente nasute. A volte queste maschere di terracotta o di altri materiali si ispirano ai modelli delle maschere usate dagli attori, altre volte sono trattare con più libertà, in associazioni e combinazioni sempre nuove, inizialmente sorprendenti, poi sempre più stereotipate. Il colore è prevalentemente scuro, ma nella produzione più recente, più libera dagli schemi tradizionali, guadagnano sempre più spazio il rosso, il giallo, il bianco, il violaceo, il rosso e nero. Private della funzione d’ uso, vengono trattate come elementi decorativi o come simboli, e in quanto tali legittimamente soggette alle più libere interpretazioni.

Pulcinella con strumenti musicali

Pulcinella è significativamente associato nella produzione artistica e artigianale a strumenti musicali, essendo stato assiduamente presente nell’ arco di quattro secoli in tutti i generi teatrali e parateatrali legati alla musica, al canto e alla danza, dall’ opera buffa al balletto, dalla Commedia dell’Arte alla Commedia in musica, dalle scene carnevalesche alle serenate, dai canti tradizionali alle canzoni moderne. 

 Gli strumenti musicali possono essere il tamburello, lo “scetavaiasse”, il mandolino, il “triccheballacche”, il putipù, la chitarra, il mandolino, il calascione, le nacchere, la zampogna. Sono variabili, all’ interno degli schemi tradizionali, le posture e le azioni (Pulcinella sdraiato, seduto su di uno sgabello, ecc., mentre suona uno strumento, con tamburello e mandolino tra le mani, ecc.).  Gli strumenti musicali sono quelli della tradizione popolare campana, presenti nel teatro del Cetrulo e nel Carnevale. Lo strumento popolare pulcinellesco per eccellenza è il colascione, che risulta associato a Pulcinella già nella Commedia dell’Arte. Più degli altri strumenti enfatizza la napoletanità della maschera, che col colascione balla e canta, fa serenate e mattinate. Con esso i Pulcinelli palermitani accompagnavano i canti di questua. Nell’ Ottocento il colascione si fa piccolo, diventa un balocco per ragazzi, come quelli che figurano nelle varie “famiglie di Pulcinella”, ma il teatro continua a usarlo fino al Pulcinella De Muto, come un pezzo nobile di antichità.

 Non pochi pittori e scultori ritrassero il rapporto di Pulcinella con gli strumenti musicali, e al tempo stesso contribuirono a crearlo o a rafforzarlo nella produzione artigianale, che spesso li assunsero come modelli. La presenza di un Pulcinella con la chitarra   in un dipinto di Magnasco attesta che questo strumento già da tempo aveva guadagnato spazio, diventando poi lo strumento preferito da Petrolini, mentre il mandolino lo ritroviamo nei dipinti di Severino. Tiepolo riteneva il tamburello più rappresentativo di Pulcinella e sicuramente negli ultimi decenni il modello dei Pulcinelli di Tiepolo ha ispirato artigiani e artisti campani.      

Le aggregazioni di nacchere, putitpù, triccaballacco alle figurine di Pulcinella vendute nelle botteghe ha conosciuto un incremento che si può far rimontare al tempo della più recente “riscoperta” del folklore e della trasformazione degli oggetti folklorici in simboli identitari. Già Petito aveva introdotto qualche volta nel suo teatro elementi della ritualità campana ormai percepiti come folklore, ma il resto lo ha fatto il recente sviluppo del turismo, che a Napoli può essere datato dall’ epoca della “rinascenza” degli anni 90 e ha avuto una impennata insperata e senza precedenti negli ultimi due anni.

Associazioni mitologiche

Alcune statuine con Pulcinella sono una riproposta figurale delle narrazioni mitiche e delle raffigurazioni simboliche dei significati della maschera, come la nascita del Cetrulo dall’ uovo, Pulcinella e la Vecchia, Pulcinella Diavolo. In queste ricreazioni i temi mitici della napoletanità vengono spesso riscritti in uno stile elegante, in cui si avverte la lezione del design oltre quella della grande arte. Notevoli sono il mega uovo di Lello Esposito e quello di Gennaro Regina, realizzato nella ceramica di Capodimonte.

Pulcinella e l’ Uovo

Pulcinella fuoriesce (nasce) dall’ uovo in varie forme e posture (macchia rossa in forma di mezza maschera, macchia in forma di mano che fa le corna, mezzo busto, fuori dell’uovo ecc.). L’ origine di Pulcinella che nasce dall’ uovo è molto antica, e tramandata in varie forme anella Commedia dell’Arte, nel teatro delle maschere napoletano colto e semipopolare e nelle arti figurative. Questo mito oggi si contamina a volte con la leggenda dell’uovo nascosto sotto il Castello dell’Ovo, cui sarebbe legato il destino di Napoli. È diventato uno dei motivi più transitati nel mercato artistico e artigianale, ed è al tempo stesso indice dell’incremento delle componenti intellettuali nella figura di Pulcinella.

Pulcinella e la Vecchia del Carnevale

La Vecchia ‘o Carnevale è una maschera doppia, difficilmente reperibile, perché non facile a farsi: un solo attore rappresenta la Vecchia di mezza quaresima che porta Pulcinella sulle spalle. Si tratta di un tema folklorico, che riproduce la maschera che, scomparsa a Napoli negli anni Ottanta del secolo passato, si ritrova ancora nei Carnevali dei paesi campani. La producono pochi a San Gregorio Armeno sia in terracotta e stoffa che in terracotta soltanto.

Pulcinella associato ai libri

Un Pulcinella delle statuine tiene un libro in mano in atto di leggerlo; un altro  è sdraiato accanto a un libro; Pulcinellini stanno distesi o seduti su dei libri. Queste rappresentazioni implicano la consapevolezza che la gente ha sempre avuto della dimestichezza del Cetrulo con la cultura scritta (ritenuta un fatto straordinario, meraviglioso e magico),  fosse essa la “scienza” dei numeri del lotto o un imprecisato sapere iniziatico consegnato ai libri, del tutto compatibile con la parodia dei “letterati” che attraversa tutta la storia della pulcinellata.

Motivi classici e innovazioni

Pulcinella porta sulle spalle un pulcinellino 

Pulcinella sovrastato da Pulcinellino che porta sulle spalle, in terracotta o in porcellana, è una versione ridotta del tema della “famiglia di Pulcinella”, diffuso, o nelle pulcinellate antiche e moderne.

Pulcinella col bastone

Pulcinella armato di bastone è soprattutto nelle porcellane di Capodimonte. Se ne producono pochi esemplari, per lo più nel costume elegante del Settecento, col bastone nella mano destra appoggiato dimessamente al fianco. In effetti anche il Pulcinella del teatro degli attori, soprattutto della prima fase della Commedia dell’Arte, era armato di armi improprie e della bassa milizia, come la mazza, ma col tempo ne fece meno uso, finché scomparve. Solo ne teatro di figura egli si identifica col suo bastone, ma la produzione di statuine si muove secondo logiche e modelli diversi. 

Innovazioni tematiche

Alcune rappresentazioni destinate al mercato, interamente fuori degli schemi tradizionali, sono recentissime. Fatte spesso   di materiali scadenti, e sono di pessima qualità. Abbiamo Pulcinella sulla moto da solo o con una Pulcinellessa, o da una frotta di Pulcinelli sul tetto di una macchina. Esistono però prodotti di questo genere più accurati, come un Pulcinella e Munaciello su una moto importante di metallo, reperibile nel catalogo ebay per le vendite on line. 

Si trova a San Gregorio Armeno anche la statuina del Cetrulo in forma dell’uccello noto come “Pulcinella di mare”, che coglie, senza pretese, una indubbia analogia tra la Maschera e il volatile, restituita dall’ uso sapiente del colore bianco e nero. Non sembra avere significati speciali neppure il Pulcinella chiuso in una bottiglia di vetro, come si usa fare con tanti altri oggetti

Oggettistica apotropaica. Il potere scaramantico del sesso

Pulcinella è sentito e rappresentato di per sé come una figura apotropaica e propiziatoria, come tale è posto in vario modo a difesa della casa e della città, ed è collegato a scopo scaramantico a situazioni di rischio, come il gioco del lotto, la malattia, la morte.  Questa natura della maschera è inscritta nel suo corpo, che presenta una gobba anteriore e spesso anche posteriore, nelle manifestazioni oscene ed escrementizie dello stesso linguaggio corporeo, ed è al tempo stesso esplicitata e insieme rafforzata dalla sua associazione a oggetti cui vengono tradizionalmente attribuite le stesse o analoghe valenze. 

Queste associazioni sono diventate col tempo figurativamente sempre più complesse per il prevalere dei valori estetici e figurativi su quelli semantici. Questo è accaduto in modo particolare con le ultime generazioni di artigiani e artisti, in genere più acculturati delle generazioni precedenti, incoraggiati anche dai recenti flussi turistici ad accogliere le domande di novità e di qualità. Al lato estremo abbiamo assistito negli ultimi anni allo scatenarsi di manierismi che caricano, deformano, stravolgono le forme tradizionali, trasformando le consuete associazioni in contaminazioni e fusioni barocche. 

È credenza universale che i poteri stregoneschi siano legati alla sessualità: gli organi sessuali, data l’importanza fondamentale ad essi attribuita nelle culture tradizionali, sarebbero più di ogni altra cosa a rischio di malocchio, il quale potrebbe causare l’impotenza sessuale.

In coerenza con tutto questo, si ritiene anche che proprio il sesso sia il più efficace antidoto anti-fascino. La psicoanalisi ha cercato di rendere ragione di questa ambivalenza (essere adocchiati/adocchiare), che fa del desiderio sessuale la prima causa del malocchio e al tempo stesso lo strumento più potente per combatterlo. È ancora Jones a spiegare che “nel bambino il senso del peccato nasce in rapporto a desideri incestuosi: l’inconscio interpreta qualsiasi peccato come un incesto: il senso di colpa e il castigo morale rimangono quindi indissolubilmente intrecciati per tutta la vita con queste idee primarie”, e la punizione si ritorce nella privazione della capacità sessuale, che è “l’equivalente cosciente della castrazione inconscia”. Le misure apotropaiche che devono contrastare il male raggiungono il loro scopo “attraverso lo stesso principio del taglione, che in questo caso è più giusto definire principio omeopatico”. In altri termini, “se la persona osa provare a se stessa di potere commettere un incesto (simbolico) senza incorrere nella temuta punizione, questa impunità costituisce la migliore rassicurazione pensabile contro i suoi timori”. Il simbolismo sessuale nasce dunque dal bisogno di liberare dal senso di colpa, restituendo alla persona il potere del sesso e la felicità.

Pulcinella associato al corno

L’ associazione di Pulcinella al corno ha una straordinaria ricchezza di varianti, sulla base di un schema identico, a volte immemorabilmente antico:  P. che porta il corno/peperoncino sulla schiena; P. con collana di peperoncini al collo; P. innestato dalla cintola in un peperoncino, o, al contrario, si sviluppa nella parte inferiore nella forma di un peperoncino;  P. che porta in mano un corno; P. seduto su un corno enorme allusivamente fallico; corno con viso di P., P. che abbraccia un corno; P. che porta il corno dietro le spalle a mo’ di fucile; P. appoggiato a un corno gigantesco; P. che caccia la testa fuori del corno; busto di P. col corno appeso al collo.  I materiali sono di solito terracotta, stoffa anticata, vetro (occhi), le dimensioni oscillano tra 15 e 25 cm. Gli antiquari importanti trattano soltanto pulcicorni di materiali nobili, che è un modo per distinguersi dalle botteghe artigiane.

I dettagli e le varianti morfologiche sono ovviamente da attribuire ai produttori e alle scuole, ma i significati li precedevano, essendo radicati nel folklore e nelle pratiche collettive. Probabilmente il corno è stato associato alla figura di Pulcinella per via della sua funzione di banditore: la maschera suonava il corno quando aveva inizio il Carnevale e ancora nell’ Ottocento salutava l’arrivo del bamboccio che rappresentava il Carnevale con il corno in una mano e il coppolone nell’ altra. Già in questa veste Pulcinella col corno ha una funzione propiziatoria e apotropaica, perché nel Talmud era scritto che il suono del corno di ariete emesso all’inizio dell’anno poteva confondere Satana. Il corno nella cultura napoletana era già un potente antidoto al malocchio e alla iettatura ed era presente con questa funzione nelle case di tutti i ceti sociali. Il canonico De Jorio, studioso della gestualità napoletana, aveva illustrato i vari modi di usarlo, spiegandone le ragioni. Il corno ha incoraggiato la trasformazione di Pulcinella in portafortuna, rafforzata dall’idea che esso fosse una eufemizzazione del fallo, esplicitata da una gestualità equivoca e da maliziose allusioni e battute verbali. Affine al peperoncino per significato, funzione e perfino morfologia, è diventato con esso intercambiabile e a volte con esso tende a confondersi. 

Pulcinella col corno tra le gambe 

Versione eufemistica del Pulcinella fallo. La maschera cavalca una delle estremità di un corno molto grande, in modo che il resto dell’oggetto puntuto sembra uscire dal suo basso ventre come l’organo sessuale. Prodotto in terracotta da “La Bottega di Eolo”.

Pulcinella associato ai peperoncini, all’ aglio e ai limoni 

Nelle figure pulcinellesche meno frequentemente del corno i peperoncini, a volte sostituiti dall’ aglio e dai limoni, vengono portati in forma di collane o tenuti in mano. Oltre a rappresentare se stesso come oggetto commestibile, il peperoncino è anche – come abbiamo anticipato – emblema fallico e portafortuna e quindi possibile sostituto del corno, al quale tende a somigliare anche nella forma.

Pulcinella col peperoncino nel basso ventre

Altra versione eufemistica. Il Cetrulo sta steso con la testa sorretta dal braccio destro e un grosso peperoncino fallico che si erge da sotto la pancia. Terracotta di “La Bottega di Eolo”.  

Pulcinella associato alla scopa

Le statuine di Pulcinella sono spesso munite di scopa in vari modi: il Cetrulo la porta nella mano o sulle spalle come un fucile, oppure è rappresentato in atto di scopare l’uscio di casa. Nel teatro e nel Carnevale la maschera qualche volta veniva adoperata come arma impropria, ma soprattutto scopare era l’equivalente di un rito di purificazione, perché la scopa caccia via la sporcizia, la cattiveria, gli spiriti, la morte. Le statuine, in terracotta o in gesso, hanno un carattere apotropaico, e sono poste a vigilare nelle case e nelle botteghe. Ma la scopa allude al tempo stesso, anche nel linguaggio comune, all’ accoppiamento sessuale per via del simbolismo erotico spontaneo rappresentato dal manico e dalle sue più o meno connessioni con la scopa con cui le streghe volano al sabba.

Pulcinella col ferro di cavallo

Il ferro di cavallo ha notoriamente una funzione apotropaica, e va usato con le punte in su: nello spazio interno si trova spesso collocato Pulcinella, per lo più seduto sul ferro stesso. Si credeva che i poteri del ferro di cavallo con o senza Pulcinella derivassero dal fatto che con le punte rivolte verso l’alto richiamava il simbolismo delle corna e/o l’organo sessuale femminile. Era anche considerato un oggetto prodigioso, perché – si credeva – si fissava nello zoccolo senza far male al cavallo.

Magia del cibo

Pulcinella è ancora associato a prodotti, che hanno una parte caratterizzante nel gusto e nelle pratiche alimentari dei napoletani, per molto tempo noti come “mangiafoglie” prima ancora che come “mangiamaccheroni”. Fino a tutto l’Ottocento la maschera era abbinata al mellone, ma di recente è stato assunto come insegna e simbolo della pizza napoletana doc ed associato ad essa nelle statuine come portatore e non come consumatore.  Sempre presente è stato l’aglio e il peperoncino.

La psicoanalisi spiega ancora come la fascinazione dell’occhio malvagio (malocchio) sia legata geneticamente al desiderio del cibo, perché il guardare è intimamente connesso col mangiare e l’incorporare: sotto certi aspetti il cibo è un sostituto dell’eros. Pulcinella è un goloso famelico, e anche questa caratteristica è inscritta nel suo linguaggio corporeo e verbale: ha la pancia enorme dell’ingordo ed il cibo ossessiona i suoi discorsi e scatena la sua creatività. Anche in questo caso le associazioni costruiscono identità simboliche e dilatano, confermano e rafforzano l’idea di fondo, cumulando su un significato di base varianti di senso ed enfatizzando analogie.

Il simbolismo del cibo funziona in modo analogo al simbolismo sessuale, replicandone le ambivalenze: nell’inconscio la fame nasce dalla paura come rischio e punizione incombente, e nasconde una domanda di sicurezza, derivante dallo sconvolgimento dell’ordine costituito; è anch’essa legata al senso di colpa, come tutte le mancanze e sventure, e alla paura della punizione. Pulcinella è al tempo stesso affamato e ingordo: l’oscurità dell’ossimoro si dipana pensando che nella fame e nella paura della fame si ripropone in forme inconsapevoli il senso del peccato, nella gola e nell’ ingordigia l’evitazione della catastrofe. 

Questo non impedisce che, su un altro piano, quello sociologico, il bisogno alimentare spasmodico incarni anche il desiderio pantagruelico di cibo della plebe napoletana, che affonda le sue radici nell’inconscio etnico: la fame di Pulcinella è la fame dei poveri, cui è attribuita una duplice valenza fisiologica e culturale: mangiare maccheroni (o spaghetti) provoca la pace ai turbamenti del ventre e della psiche.

Pulcinella mangiamaccheroni

Sia nella cultura popolare che nella commedia dell’Arte Pulcinella è un mangia-maccheroni, in particolare consuma gli spaghetti. La fame di Pulcinella è culturalmente plasmata, per cui il suo immaginario alimentare è dominato dalla pasta napoletana, che nelle fantasie collettive del Paese di Cuccagna colava abbondante e interminabile dal Vesuvio; nell’oggettistica sono rappresentate statuine di Pulcinella che mangia gli spaghetti portandoli alla bocca con le mani alzate. Ai maccheroni è per tutto questo attribuito un potere scaramantico e Pulcinella li invoca per allontanare la paura della morte, come avviene nel duello con il capitano Matamoros. A Napoli il malocchio si caccia dicendo: “maccarone, maccarone!”

I maccheroni hanno comunque anche altre valenze: nel Seicento erano già un etnosegnale, connotavano Napoli e, conseguentemente, la napoletanità di Pulcinella.  

Pulcinella e il vino

Un classico che continua ad essere riproposto nell’ oggettistica è anche Pulcinella che porta una bottiglia di vino o è disteso accanto a un fiasco o cavalca la botte del vino. Il vino sottolinea il suo rapporto con la taverna e la crapula collettiva. Perfino uno dei suoi oggetti più emblematici, il corno, a volte si trasforma in una bottiglietta con cannuccia. Figurativamente Pulcinella è rappresentato con una bottiglia in mano in scene di gozzoviglia e di baldoria.

Pulcinella e il peperoncino

Tra le statuine il peperoncino, di solito letto anche come eufemizzazione del fallo e sostituto equivalente del corno, si impone come protagonista: Pulcinella porta il corno/peperoncino sulla schiena o una collana di peperoncini al collo; è innestato fino alla cintola in un peperoncino o si sviluppa nella sua parte inferiore nella forma di un peperoncino.

Pulcinella pescatore

Rare le raffigurazioni di Pulcinella come pescatore (statuine con rete e un piatto con pescato, ecc.), forse per via della sua nota diffidenza verso il mare e la navigazione: “guarda lu mare, ma tienete a la taverna”. Rossella Calienda ha però curato un Pulcinella pescatore con carretto, rete e pescato di notevole bellezza.

Pulcinella e il caffè

Quella del caffè è un’altra storia. Nelle pulcinellate del secondo Settecento il Cetrulo, come dileggiatore delle mode venute da fuori, sbeffeggiava il caffè introdotto nei salotti napoletani, ma cambiò idea, quando il prodotto esotico si naturalizzò diventando una bevanda per eccellenza napoletana: oggi piccoli Pulcinelli sono attaccati, spesso a flotta, alla caffettiera, escono dalla macchinetta o portano piatti con le tazzine.

Pulcinella pizzaiolo

Pulcinella associato alla pizza nelle statuine (come portatore, non consumatore) è un fenomeno meno antico, che ha il suo corrispettivo nel fatto che è stato assunto di recente come insegna e simbolo della pizza napoletana doc. Pulcinella e la pizza ora sono i protagonisti di un film d’ animazione (e di propaganda), opera di Totò Sapore. 

Altre associazioni

Pulcinella salvadanaio

Figurine in terracotta di Pulcinella prendono anche la forma di fischietti – salvadanai, come attestano alcuni esemplari di area romana. Hanno una doppia funzione d’ uso, cui si associa un significato di propiziazione, confermato dai gesti scaramantici che spesso le caratterizzano.

Pulcinella associato ai numeri del lotto

Nella Smorfia il 75 è il numero di Pulcinella, che al lotto è particolarmente associato in quanto portafortuna. I numeri del gioco sono variamente attaccati alle sue statuine, che aiuterebbero a vincere o comunque a difendersi dai rischi rovinosi dell’ azzardo.

Pulcinella gibboso con agli e corni

La Maschera è rappresentata curva sotto il peso di una grande gobba, con mazzi di aglio nella mano destra e diversi corni rossi attaccati al vestito.

Pulcinella fa le corna

 “Fare le corna” con le  mani  era tipico delle maschere zannesche e in particolare di Pulcinella e Arlecchino. Si ritrova anche nelle statuine-salvadenaio, il che indica che aveva un carattere esorcistico. “Fare le corna” alle spalle di una persona significava “cornuto”.

Pulcinella mostra il sedere

L’ atto di denudare il proprio sedere in faccia al proprio avversario o nemico appartiene anche al Pulcinella contemporaneo ed è immortalato in alcune statuine a partire dal Settecento. E’ un gesto apotropaico-scaramantico e/o di dileggio. Si ritrova in quasi tutte le culture tradizionali, specie nelle guerre e nei litigi. Oggi è diventato raro, ma non scomparso.

Pulcinella sulla tartaruga.

Pulcinella è rappresentato sopra la tartaruga sin dal ‘700. In questo ripete lo schema del feticcio africano a lui simile per molti aspetti. La tartaruga nelle culture mediterranee e africane porta fortuna e prosperità.

Pulcinella giocattolo

Quello dei giochi è uno dei pochi settori il cui Pulcinella non ha dato vita a nuove invenzioni. Gli oggetti con cui giocare semiautomatici (come Pulcinella suonatore di piattini) sono parsi evidentemente troppo elementari e poco interessanti al confronto cogli automi moderni che maneggiano i bambini, e di altri giocattoli “fai da te” (come il “cuppetiello di carta”)  si è perso il gusto per lo stesso motivo o perché se ne è smarrito il significato che li rendeva attraenti.

Pulcinella suonatore di piattini

E’ un semiautoma povero con meccanismo a trascinamento. Il Pulcinella su una tavoletta spinta con un bastoncino batte i piattini grazie al ruotare delle ruote. E’ un piccolo giocattolo “da fiera”, si può trovare sia a Napoli che in Sicilia, ma non è molto diffuso, come in passato. Si compra anche nel corso della passeggiata in Villa Comunale a Napoli. Il giocattolo è di legno e ferro, modello Pull toys,  con vestito, capelli e occhi dipinti, alto circa 20 cm.

Il “Cuppetiello” di Pulcinella”

E’ un giocattolo-fischietto di tipo tradizionale, di circa 25 cm.: Pulcinella (abito di stoffa e testa di creta) fuoriesce per metà da un cono di cartone, grazie a una spinta dal basso per mezzo di un fil di ferro. A metà del cono è impiantata una trombettina rossa o blu o gialla, che si fa suonare mentre la maschera va su e giù. Da qualche tempo è fatto interamente in plastica. Se ne dà una dubbia interpretazione onanistica, per via del movimento su/giù, che si confronta con i versi “o piglio ‘mman’, ‘o vott’ ‘nterra / ‘o faccio fa’ Pullecenella”, del canto popolare Li sarracini adorano lu sole.

Il “Cuppetiello” di carta

Si tratta di un giocattolo per bambini fatto con due fogli di carta, che formano un Pulcinella che solleva e abbassa le braccia dietro un spinta dal basso. Eduardo de Filippo lo mise in mano a Tommasino in Natale in casa Cupiello.

Il Coppolone di Piedigrotta

Il gioco dei Coppoloni si faceva a spese di malcapitati durante la festa di Piedigrotta. Oggi è raro. “Mentre eri tra la folla per andare a vedere la festa, ti poteva capitare che dietro di te si avvicinasse uno con un’ asta alla cui sommità teneva una specie di lanterna sfondata tutta decorata di  lustrini e piume, e  a volte della faccia di Pulcinella. Il tizio, dopo che ti aveva adocchiato, te la calava sulla testa e tu ci entravi dentro quasi fino al  busto. Poi la alzava un poco, la abbassava, la alzava e la abbassava nuovamente” (G. Mascolo).

Pulcinella che muove il collo e la testa

Dei giocattoli semi robot su ruote faceva parte anche Pulcinella che muove il collo e la testa, oggi comparsi.